Negli ultimi due anni scolastici in Italia si è fatto ampio ricorso alla didattica a distanza (DaD). Da una recente indagine della Banca d’Italia emerge che nelle scuole primarie e secondarie di I grado tra marzo 2020 e febbraio 2021 in media quasi la metà delle ore di DaD sono state coperte da lezioni in modalità asincrona, in cui docenti e alunni non sono presenti contemporaneamente su una piattaforma digitale (ad esempio, lezioni registrate o svolgimento individuale di compiti assegnati dal docente); nelle scuole secondarie di II grado invece la maggior parte delle lezioni a distanza si è svolta in modalità sincrona. Il tempo dedicato dai genitori ad assistere i figli nello studio è stato significativamente maggiore nei periodi di didattica a distanza rispetto a quelli in presenza, soprattutto per i nuclei con bambini più piccoli.
La DaD da un lato ha reso più rilevante per i processi educativi il contesto socio-economico delle famiglie, aumentando presumibilmente i divari negli apprendimenti e il rischio di dispersione scolastica. Dall’altro potrebbe aver ampliato i divari di genere nella partecipazione al mercato del lavoro: sono le donne che hanno aumentato maggiormente il tempo dedicato ai carichi domestici durante la pandemia (Del Boca et al., 2021). Le ricadute potrebbero essere più marcate nelle regioni meridionali, in cui l’attaccamento femminile al mercato del lavoro è già basso e in media le scuole del primo ciclo sono state chiuse più a lungo.