A metà del 2021, le conseguenze dell’emergenza sanitaria caratterizzano ancora il quadro economico e sociale.
L’impatto economico della crisi sanitaria è stato eterogeneo tra le diverse aree del Paese, a causa della diversa applicazione su base regionale delle misure per l’emergenza sanitaria, delle diverse dimensioni aziendali tipiche e della specializzazione occupazionale di alcuni territori nelle attività maggiormente interessate dalle misure di contenimento. La recessione globale è stata violenta e di breve durata, con un rimbalzo favorito dalle misure di sostegno e una ripresa dell’attività economica in tutte le principali economie.
Il Pil italiano, dopo la caduta dell’anno passato (-8,9%) dovuta essenzialmente al crollo della domanda interna, è previsto in rialzo del 4,7% nel 2021. Nel primo trimestre 2021 si registrano forti miglioramenti nella manifattura, nelle costruzioni e in alcuni comparti del terziario e anche le prospettive di brevissimo periodo sono decisamente positive (in base ai risultati dell’indagine sui climi di fiducia di imprese e consumatori).
Nonostante un moderato recupero occupazionale nei mesi recenti, a maggio ci sono 735mila occupati in meno rispetto a prima dell’emergenza.
Nel complesso, la spesa per alimentari e per l’abitazione è rimasta invariata, mentre si sono ridotte molto quelle più colpite dalle misure restrittive sulle attività e dalle limitazioni agli spostamenti e alla socialità. L’incidenza della povertà assoluta, misurata sui consumi, è in forte crescita, soprattutto nel Nord. Le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria hanno modificato l’organizzazione dei tempi della popolazione, ma si osserva un graduale ritorno verso una quotidianità più vicina a quella pre-crisi.